La Memoria Storica
Forziere di un impareggiabile patrimonio culturale, la Biblioteca Nazionale "Vittorio Emanuele III" di Napoli rappresenta uno dei principali centri identitari della Campania e dell'Italia intera.
Storia della Biblioteca
La fondazione della Biblioteca Nazionale "Vittorio Emanuele III" di Napoli risale agli ultimi decenni del XVIII secolo, quando - in applicazione di un regio decreto - le raccolte librarie fino a quel momento conservate nella Reggia di Capodimonte cominciarono ad essere nel Palazzo degli Studi, oggi sede del Museo Archeologico. Tra le varie raccolte raggruppate in quell'occasione spicca, ad esempio, la famosa libreria farnesiana che Carlo di Borbone, figlio ed erede di Elisabetta Farnese, aveva fatto trasportare a Napoli nel 1734.
Il trasferimento nella nuova sede era stato avviato nel 1784, e solo dopo molti anni dedicati alla sistemazione ed alla catalogazione del ricco materiale librario, fu possibile aprirla ufficialmente al pubblico il 13 gennaio 1804, sotto il regno di Ferdinando IV di Borbone. Dopo l’Unità d'Italia, la Biblioteca continuò ad arricchirsi con vari fondi, doni e lasciti, tanto da rendere ormai inadeguata la sede del Palazzo degli Studi. Dopo un lungo dibattito sulla scelta della nuova sede, nel 1922 fu deliberato, grazie all'interessamento di Benedetto Croce, il trasferimento a Palazzo Reale in piazza del Plebiscito.
In quegli anni il patrimonio della Biblioteca continuò ad accrescersi grazie a varie annessioni, fino a quando l’integrità delle strutture e delle raccolte non venne compromessa dalle vicende legate alla Seconda Guerra Mondiale. Molti dei manoscritti e dei libri più preziosi furono trasferiti nell’entroterra fino al 1945, anno in cui la Biblioteca fu riaperta al pubblico. Arricchitasi ancora di pregevoli collezioni private, nonché di tutta una serie di acquisizioni finalizzate alla documentazione ed alla valorizzazione della cultura meridionale in tutti i suoi vari aspetti, la Biblioteca subì gravi danni a causa del terremoto del 23 novembre 1980, allorché fu necessario sgombrare tutta l'ala verso il mare, seriamente lesionata, e trasferire in altre parti dell'edificio il materiale librario e le relative sezioni.
Nel 1990, la Biblioteca ha aderito al Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN), progetto finalizzato alla realizzazione di una rete automatizzata di biblioteche, per lo scambio delle informazioni bibliografiche e per la circolazione dei documenti. Presso i suoi locali è istallato il Centro Elaborazione Dati cui sono già collegate molte biblioteche dell'area meridionale. Le attività culturali ospitate dalla Biblioteca, conferenze e mostre, hanno lo scopo di evidenziare sia la ricchezza dei fondi posseduti sia i proficui rapporti di collaborazione con i diversi istituti culturali della città.
Patrimonio
Dopo le nazionali centrali di Roma e Firenze, la Biblioteca Nazionale di Napoli è la maggiore biblioteca italiana, con un patrimonio di circa 19.000 manoscritti, 4.563 incunaboli, 1.792 papiri ercolanesi, circa 1.800.000 di volumi a stampa e oltre 8.300 testate di periodici. La Biblioteca Nazionale occupa l'ala orientale di Palazzo Reale e vi si accede dal giardino ottocentesco, attraverso un ingresso di stile tardo-neoclassico, così come lo Scalone marmoreo della Biblioteca. All’interno, nella varie sale, le pitture decorative, gli stucchi, altorilievi, i quadri, i bassorilievi, il mobilio e gli altri elementi d’arredo, costituiscono una ricchissima cornice della vita culturale della Biblioteca, che a sua volta illustra perfettamente l’evoluzione dell’arte decorativa napoletana tra Settecento e Ottocento.