Il Museo della sontuosa Villa d’Ozio, simbolo della grandezza di Positano
Attraverso una fenomenale e costante opera di recupero, mantenimento e valorizzazione, la Villa Romana di Positano si offre oggi al pubblico in tutto il suo splendore, pronta a dischiudere il proprio patrimonio di storie ed esperienze che riportano indietro al tempo dell'Otium.
Storia del Museo
Inaugurato il 18 luglio 2018, il Museo archeologico romano di Positano include un ambiente riccamente affrescato, appartenente ad una villa di epoca romana, le cripte e alcune sale annesse alla chiesa di Santa Maria Assunta, dove sono esposti i reperti rinvenuti durante gli scavi.
Nella tarda età repubblicana era pratica comune, per i cittadini romani più abbienti, costruire delle ville marittime nelle quali trascorrere i periodi di ozio.
Tuttavia, mentre le attestazioni di ville costruite nel golfo di Napoli sono assai ben documentate, la presenza di ville affacciate sul golfo di Salerno è molto meno comune, pur essendovene almeno una ad Amalfi e una a Minori.
Se da un lato non è stato possibile definire con esattezza la data di costruzione della villa di Positano (presumibilmente il I secolo a.C.), dall’altro è abbastanza certo che essa fu distrutta dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.
Al momento della devastazione, nella villa erano in corso lavori di ristrutturazione probabilmente conseguenti ai danni provocati dal terremoto del 62 d.C. come testimoniato dal ritrovamento di una sega. L'archeologo ed epigrafista Matteo Della Corte (1875 – 1962) ha ipotizzato, basandosi sulla toponomastica, che la villa fosse appartenuta a Posides, liberto dell’imperatore Claudio, facendo derivare il nome Positano da “Posidetanum”, ovvero proprietà di Posides.
Nel 1758, durante i lavori di consolidamento del campanile della chiesa di Santa Maria Assunta, furono ritrovati dei resti antichi e ne fu informato Karl Weber (1712 – 1764), l’ingegnere responsabile degli scavi di Pompei, Ercolano e Stabia per conto dei Borbone che effettuò degli scavi e stilò una relazione.
Nel corso del Novecento si sono susseguiti altri ritrovamenti ma solo campagne più recenti di scavo e restauro (2004/2006 e 2015/2016) hanno permesso l’apertura del complesso al pubblico.
Patrimonio
Il percorso di visita rende leggibili i risultati dell’impegnativo intervento di restauro, con la stratigrafia delle varie trasformazioni susseguitesi nel corso del tempo.
La villa, che occupava l’intero fronte mare, in corrispondenza dell’attuale centro storico di Positano, probabilmente si sviluppava, come altre del suo genere, su due o più livelli, ed altrettanto presumibilmente era caratterizzata da un peristilio, un giardino centrale con fontana (come descritto da Weber), una zona per i bagni (come testimonia il ritrovamento di una stanza con tubuli di terracotta per il riscaldamento), e una stanza riccamente decorata, molto probabilmente un triclinium.
L’ambiente ipogeo della villa, che si estende in parte sotto l’Oratorio e in parte sotto la navata centrale della chiesa, si compone di due spazi longitudinali con volta, collegati tra loro da tre anditi. L’ambiente più grande ha forma rettangolare e abside, mentre l’altro è più stretto e lungo e si conclude con una sala quadrangolare.
Lungo le pareti della sala principale e degli anditi di passaggio sono disposti 69 sedili in muratura utilizzati per l’essiccazione dei morti, rifiniti a stucco e con pennellate di colore rosso. Data l’insolita ricchezza di questi ambienti, è probabile che a commissionarli sia stata, agli inizi del Settecento, la Confraternita del Monte dei Morti, la cui sede era nell’Oratorio della chiesa al piano di sopra.
Più semplici appaiono invece le vasche di sepoltura in muratura lungo il corridoio adiacente, al centro del quale si trova l’accesso ad un altro spazio sepolcrale, sotto la navata centrale della chiesa. Singolare è la distribuzione su più livelli dei sedili-colatoi.
Al di sotto del presbiterio si trova un ambiente la cui funzione originale non è del tutto chiara a causa delle ripetute trasformazioni subite dall’edificio. Verosimilmente si trattò di una chiesa o di una cripta vera e propria. La planimetria appare simile ad altre cripte romaniche in Campania, con una parte principale divisa in due navate con volta a botte, separate da archi su colonne di marmo.
La parete est contiene un'abside coperta da piccole volte a crociera in cui è visibile dello stucco plasmato a imitazione delle rocce, il che fa pensare alla presenza di un altare dedicato alla Natività, peraltro più volte citato nei documenti. In seguito, una parete separò lo spazio absidale dalle navate e furono realizzati i sedili-scolatoi.
La presenza, in corrispondenza dell’altare maggiore, di un’apertura atta a calare i corpi dei defunti farebbe pensare che, almeno dopo i lavori seicenteschi, la cripta avesse perso la sua destinazione liturgica e avesse assunto esclusivamente una funzione cimiteriale. Per quanto riguarda l’oggettistica, all’interno della villa sono stati rinvenuti elementi d’arredo, recipienti in bronzo, stoviglie e vasellame metallico, tutti di pregevole fattura.