Un Principe di Museo
Nell'istituire questo museo, il principe Gaetano Filangieri aveva in mente un intento culturale e civico, quello ovvero, nelle sue stesse parole, di esporre "…quei lavori che rappresentano i ricordi del nostro antico lustro, e sono più importanti per l’istoria della nostra arte..."
Storia del Museo
La progettazione e l'allestimento del museo si devono alla lungimiranza dello storico dell'arte e collezionista d'arte Gaetano Filangieri, principe di Satriano (1824 –1892). Nel 1882, Filangieri avanzò infatti al Consiglio Comunale di Napoli di spostare le sue raccolte d'arte in quel che restava del celebre Palazzo Como, rara testimonianza architettonica del rinascimento toscano a Napoli, ormai in rovina.
L’offerta di farne un museo civico fu accettata dal Consiglio, e nel 1883 cominciarono i lavori di riedificazione e ripristino dell’immobile, completamente finanziati dal Principe. L’8 novembre 1888, il nuovo museo fu aperto al pubblico. Durante la Second Guerra mondiale, e precisamente il 30 settembre del 1943, una squadra di guastatori tedeschi incendiò la villa Montesano di San Paolo Bel Sito dove erano state custodite le opere di maggior pregio del museo insieme ai documenti più preziosi dell'Archivio di Stato di Napoli.
Del patrimonio del museo si salvarono circa quaranta dipinti ed una cassa contenente armi antiche. Tra i pezzi più rilevanti che furono distrutti invece vi furono due ritratti d'uomo di Botticelli, una Deposizione di Francesco Solimena e una Educazione della Vergine di Bernardino Luini. Nel 1946, il soprintendente alle gallerie napoletane, Bruno Molajoli, rivolse un appello ai napoletani per reintegrare le raccolte distrutte. Nel 1948, insieme al Museo nazionale di San Martino e al Museo nazionale della ceramica Duca di Martina, il Filangieri fu riaperto al pubblico grazie alle generose donazioni di Filippo Perrone, Mario De Ciccio e Salvatore Romano, e grazie ai prestiti delle opere nei depositi temporanei del Museo nazionale di Capodimonte.
Patrimonio
La collezione, eterogenea per materiali, vanta più di 3.000 oggetti di varia provenienza e datazione. Sono raccolti esemplari di arti applicate (maioliche, porcellane, biscuit, avori, armi e armature, medaglie), dipinti e sculture dal XVI al XIX secolo, pastori presepiali del XVIII e XIX secolo ed anche una biblioteca dotata di circa 30.000 volumi ed un archivio storico con documenti dal XIII al XIX secolo.
La collezione pittorica raccoglie in special modo dipinti del Seicento napoletano, tra cui opere di Jusepe de Ribera, Luca Giordano, Andrea Vaccaro, Battistello Caracciolo e Mattia Preti. Il percorso espositivo si divide in tre ambienti principali, la Sala Carlo Filangieri, la Sala Agata e la Biblioteca. La sala Carlo Filangieri ospita una serie unica di armi e armature sette-ottocentesche provenienti da Cina, Giappone e Turchia, collezionate da Carlo Filangieri, padre di Gaetano, illustre militare che ricoprì la carica di ministro della guerra durante il regno di Francesco II di Borbone.
La Sala Carlo Filangieri è divisa in tre campate, grazie alle grandi volte a vela realizzate in mosaico a fondo oro affidate alla Fabbrica Salviati di Venezia. Un ambiente dalle molteplici funzionalità narrative: dall’architettura del Rinascimento a quella rinnovatrice del Novecento, per poi passare alle sculture, alle armi, agli abiti, alle ceramiche che raccontano culture lontane come quelle Orientali. Il punto focale dell’ambiente è la nicchia in cui è collocato il busto di Carlo Filangieri, realizzato dallo scultore Tito Angelini. La sala superiore del museo è dedicata alla madre del principe Filangieri, Agata Moncada di Paternò.
Strutturata secondo i criteri d’innovazione industriale, introdotti sul finire del XIX secolo, l’ambiente si caratterizza per la particolare pavimentazione a maiolica, sul cui fondo si ripete la cifra e l’arme dei Filangieri. Per la realizzazione del pavimento, il principe incaricò il Museo Artistico Industriale di Napoli, affidando la direzione artistica a Fillippo Palizzi e la direzione tecnica a Giovanni Tesorone. L’illuminazione diffusa dello spazio è fornita dal fantastico lucernaio in ferro e vetro, del 1888, commissionato alla Società di costruzioni metalliche Cottrau. La galleria contiene opere pittoriche, dal XVII al XIX secolo, di grandi maestri europei tra cui si annoverano: Heckart, Fuger, Luca Giordano, Solimena, Andrea Vaccaro e Jusepe de Ribera. Un passetto in legno permette l’accesso al passaggio pensile, uno spazio, che amplia la superfice espositiva e che consente poi di raggiungere la biblioteca. In questo secondo livello, le vetrine contengono una raffinata collezione di porcellane e biscuit, la loro provenienza è varia, da Meissen alla Real Fabbrica di Capodimonte.
La Biblioteca, infine, è un ambiente riservato, raffinato e meditativo, al cui centro spicca la scrivania del principe, su cui trovano alcuni documenti sciolti e gli occhiali. La biblioteca custodisce una vasta raccolta di libri e riviste nella quale spiccano testi di Eugène Viollet Le Duc, Claude Sauvageot, Albert Jacquemart, Giuseppe Corona, G. Campori, A. Venturi, G. Morelli, G.B. Cavalcaselle e G. Milanesi.