Il Museo che svela la fondazione della città di “Sorrentum”
Il patrimonio custodito all’interno del Museo archeologico territoriale della Penisola Sorrentina, dedicato alla fondazione e allo sviluppo dell’antica città di “Sorrentum”, disegna una mappa per tornare indietro nel tempo e rivivere l’esistenza di quei popoli arcaici che prosperavano in questi luoghi due millenni prima dell’anno 0.
Storia del Museo
Ospitato nelle sale di Villa Fondi de Sangro ed intitolato al famoso archeologo e studioso Georges Vallet (1922 – 1994), il Museo archeologico territoriale della Penisola Sorrentina nasce dall’esigenza di accogliere la documentazione ed i risultati delle campagne di scavo effettuate nella Penisola Sorrentina.
L’intento di questi scavi è stato quello di ricostruire le fasi di popolamento e di trasformazione del territorio sorrentino, dalla preistoria all’età romana e nel contesto complessivo della Campania antica.
Posizionata su un suggestivo costone a picco sul mare sopra la Marina di Cassano, la villa neoclassica che ospita il museo fu costruita nel 1840 da Giovanni De Sangro (1804 – 1871), principe di Fondi, imprenditore e poi senatore del Regno d'Italia.
Acquistati negli anni '90 dal Comune di Piano di Sorrento, la villa e il relativo parco vennero convertiti in polo museale grazie ad un intervento di restauro da parte della Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta. L’inaugurazione ebbe luogo il 17 luglio 1999.
Patrimonio
Nella sala a piano terra, dominata dalla grande scala, è stato ricostruito il tumulo funerario (mnema) del mitico fondatore di Sorrento, re Liparos, costituito da quattro leoni ed una stele in tufo. Sempre al piano terra, sono esposti una colossale statua di Demetra ed un pavimento a mosaico ritrovato in marina di Puolo.
La sala 1, al primo piano, è dedicata agli scavi condotti nel Comune di Piano di Sorrento, in località Trinità, e relativi ad un insediamento della cultura del Gaudo (II millennio a. C.) e alle necropoli arcaiche e classiche di Massalubrense (S. Agata sui due Golfi, Loc. “Deserto”), Vico Equense (via Nicotera) e Sorrento.
Gli oggetti esposti sono relativi alle campagne di scavo condotte a S. Agata sui due Golfi dalla Soprintendenza Archeologica di Napoli dal 1994 al 1997 e a Vico Equense negli anni ’80, oltre ad una selezione dei bronzi provenienti dalla campagna di scavo del 1966 e recentemente restaurati.
Di particolare interesse, in questa sala, i reperti dei corredi della tomba n. 2 di S. Agata, datati al VI sec. a. C., della quale si ripropone la ricostruzione, e la ceramica attica a figure rosse dei corredi di Vico Equense, datata alla prima metà del V sec. a. C..
Il corridoio di passaggio tra le sale 1 e 2 è dedicato ai culti ed alle iscrizioni, con una selezione del materiale del santuario di Atena sulla Punta della Campanella, insieme al calco dell’iscrizione scolpita sulla roccia datata alla prima metà del II sec. a. C. In questo passaggio è esposta anche una splendida testa marmorea del VI sec. a. C., sempre proveniente da Massa Lubrense.
La sala 2 del primo piano è dedicata alla formazione della città di “Surrentum”, presentando, per la prima volta, l’aggiornamento della carta topografica con l’ubicazione di tutti i saggi e strutture emerse negli ultimi interventi di archeologia urbana condotti dal 1993 ad oggi, con una selezione dei materiali provenienti dalla città.
Le necropoli di Sorrento, finora note esclusivamente grazie a materiali decontestualizzati confluiti per lo più in collezioni private, sono qui illustrate scientificamente grazie ai risultati della recentissima campagna di scavo iniziata nel 1998 fuori Porta Parsano ed ancora in corso.
Di straordinaria espressività è il trapezoforo di tufo raffigurante un’erma maschile, trasposizione “provinciale” di modelli colti, pertinente alla mensa funeraria del colombario di prima età imperiale emerso nella necropoli.
Tra i reperti della fase di età romana, oltre ad una selezione delle columelle antropomorfe, si espongono anche i balsamari di vetro e di terracotta, mentre la fase di IV sec. a.C. è rappresentata da un ricco corredo costituito da interessanti vasi a figure rosse, tra cui spicca un bel piatto da pesce.
Nella stessa sala vi è una sezione dedicata alle ville marittime con i rilievi marmorei e i capitelli della villa di Capo di Massa in contrada Villazzano, il plastico della villa c.d. di Pollio Felice e, scendendo al piano terra, al lato sinistro della scala è esposta per la prima volta la colossale statua di marmo ritrovata nel 1971 a Sorrento, nell’area dell’attuale albergo Royal. Raffigurante una figura femminile, la statua apparteneva ad una villa di età imperiale. Una novità, all’interno del museo, è rappresentata dalle due statue funerarie provenienti da Via Nicotera di Vico Equense, risalenti al I sec. d. C.
All’esterno, nel parco, è stata realizzata la ricostruzione di metà dello splendido ninfeo a mosaico di una delle ville marittime romane, ritrovato a Massalubrense in località Marina della Lobra.