Il Museo "cangiante"
Il Museo del Palazzo della Dogana dei Grani, ad Atripalda, ricopre l'originale ruolo di "custode temporaneo" di tutti quei reperti salvati dalle spoliazioni e dal deperimento che seguirono al terribile terremoto che nel 1980 devastò l'Irpinia.
Le sue esposizioni presentano pertanto una natura momentanea e sempre cangiante, prima che i manufatti vengano restituiti alle comunità d'appartenenza.
Storia del Museo
Sovrastante la piazza principale di Atripalda, la Dogana dei Grani svolse la sua maggiore attività durante il regno dei Borbone, soprattutto per quanto riguardava lo smercio dei cereali provenienti dalla Puglia, ma anche come sede del mercato settimanale e delle fiere annuali.
Realizzato nel 1883 dall’impresa di costruzione di Gaetano Romano, su progetto dell’ingegnere Carmine Biancardi, l’attuale Palazzo della Dogana è stato adibito a svariati utilizzi, a partire dagli anni ’50: da cinema a deposito di autobus, o a scuola.
La struttura ha subito, nel corso degli anni, diversi adeguamenti strutturali, che ne modificavano di volta in volta la struttura architettonica originaria a seconda del nuovo indirizzo d’uso.
Dal 1993, la Dogana dei Grani è stata infine convertita in un “Museo Contenitore Archeologico” finalizzato a custodire i manufatti storico artistici recuperati sul territorio a seguito del sisma del 1980, così da evitare la dispersione, il furto o il deperimento delle opere d’arte.
Il museo ospita temporaneamente tali manufatti, che nel tempo vengono a poco a poco restituiti alle loro originarie comunità. La funzione espositiva del museo si esemplifica nell’ospitare mostre curate dalla Soprintendenza, proposte da altre istituzioni o da privati, che vagliate dal Comitato di Gestione, organismo garante del valore culturale delle manifestazioni, rivestono il carattere della temporaneità.
Patrimonio
Due significativi particolari del Palazzo sono lo stemma di Atripalda, posto sull'entrata, e il suo orologio, dotato di lancette metalliche e due campane.