La delizia reale dei Borbone
Il sito faceva parte di un gruppo di 22 siti della dinastia reale dei Borbone di Napoli, posti nella Terra di Lavoro. Qui, Ferdinando IV di Borbone e la sua famiglia potevano dedicarsi ad attività come la caccia e allo stesso tempo seguire la grande fattoria dove veniva coltivato il grano e dove erano allevati i cavalli.
Storia del Sito
Il complesso monumentale di Carditello rappresenta un elemento di eccezionale interesse nel panorama dei Siti borbonici. Unico nel suo genere, il complesso è inserito in un'ampia area che ancora oggi conserva le straordinarie qualità paesaggistiche che motivarono, a suo tempo, la sua scelta da parte dei Borbone.
La storia del Real Sito di Carditello ebbe inizio nel 1744, quando re Carlo III di Borbone decise di destinare il fondo del conte di Acerra, cuore della Campania Felix, alla produzione agricola e casearia e all'allevamento di cavalli di razza. Nel 1787, durante il regno di Ferdinando IV, l'architetto Francesco Collicini fu quindi incaricato di costruire, all'interno della tenuta, una nuova palazzina. Quando la corte dovette trasferirsi in Sicilia, il sito venne svuotato di gran parte del suo patrimonio e nei decenni seguenti il suo sfruttamento si divise tra attività produttiva, sempre fiorente, e battute venatorie dei reali. Nel 1860, la tenuta venne occupata dai garibaldini, passando poi alla Casa Reale dei Savoia dopo l’Unità. Dal 1920, la proprietà fu ceduta all’Opera Nazionale Combattenti, mentre i dipinti e gli arredi ancora in loco vennero trasportati nelle altre residenze reali. Da quel momento, il sito conobbe un periodo di progressivo declino, dovuto all’incuria e alla dispersione del suo patrimonio. Un primo tentativo di ripristino ha inizio nel 1948, quando la proprietà della tenuta passa al Consorzio di Bonifica del Basso Volturno, che però non riuscirà a portare a termine l’operazione per mancanza di fondi. A partire dal 2004, dopo un susseguirsi di vicende alterne, Carditello ha visto l’inizio di un rapido processo di rivalorizzazione, grazie alla passione dei movimenti civici e all’impegno del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo, che lo acquistò nel 2014. Il 25 febbraio 2016, il sito fu affidato alla Fondazione Real Sito di Carditello, nata da un accordo di collaborazione stipulato tra il Ministro dei Beni e delle attività Culturali e del Turismo, il Presidente della Regione Campania, il Prefetto di Caserta ed il Sindaco di San Tammaro. La Fondazione, in continuità con la vocazione del Sito, da un lato residenza destinata all’arte venatoria dall’altro moderna azienda agricola e fattoria, propone attività culturali e iniziative relative al settore equestre e agroalimentare, in collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli Federico II, l’Università della Campania Luigi Vanvitelli, il CNR e altri enti e associazioni.
Patrimonio
Affiancato nella direzione dei lavori di decorazione del Casino Reale dal pittore Jacob Philip Hackert, Collicini creò un complesso di stile neoclassico, simmetrico e lineare, la cui struttura è costituita da un edificio centrale affiancato da otto corpi di fabbrica, a loro volta intervallati da altrettante torri. Nella parte retrostante del complesso architettonico, in direzione della campagna, si delineano cinque cortili destinati alle coltivazioni, mentre nella parte anteriore spicca una pista ellittica in terra battuta, ispirata agli antichi circhi romani.
Al centro della grande pista si erge infine un tempietto circolare con cupola a lacunari, poggiato su un basamento a gradinata. La struttura principale di tutto il complesso è la palazzina centrale, che si sviluppa prevalentemente su due livelli: il primo piano è riservato agli appartamenti reali, mentre al piano terra si sviluppavano i servizi come la cucina, la saliera, le dispense e altri locali destinati alla servitù e alla produzione e vendita di prodotti agricoli e caseari. Al piano superiore si accede risalendo due scalinate simmetriche a tre rampe, accessibili dai due androni. Le pareti delle scalinate sono decorate con finti marmi e stucchi a bassorilievi raffiguranti trofei di caccia, mentre la volta è decorata con stucchi a fogliame e ghirlande.
L’appartamento reale, costituito da un grande salone di rappresentanza destinato ai banchetti del sovrano e del suo seguito, occupa il centro della Palazzina verso la fronte sud, ed è preceduto da un'anticamera di disimpegno che riceve luce soltanto da un singolare e profondo occhialone inclinato che raggiunge il tetto. Due grandi ambienti di soggiorno si aprono ai lati del salone, mentre sulla verticale degli androni del piano terra si trovano le camere da letto. Nella parte nord, compresa tra le due scale, in posizione perfettamente assiale e con la fronte sul lato opposto alla facciata della Palazzina, trova posto la grande Cappella Palatina, che si sviluppa per tutta l'altezza della costruzione, con due tribune laterali a livello del primo piano, riservate ai Sovrani ed alla Corte.
Un’elegante scala conduce ad una loggia con balaustra di travertino, dalla quale, attraverso una scaletta, si raggiunge un belvedere coperto. Da qui, un'ulteriore scala a chiocciola in legno porta ad una loggia superiore, anch’essa con balaustra di travertino e stemma reale. Tutti gli oggetti d'arte, i mobili e gli arredi sopravvissuti vennero trasferiti, nel 1924, presso diversi musei, e principalmente nella Reggia di Caserta, dove si trovano attualmente.