Tra Sacro e Profano: i riti e le feste della Campania
In Campania, i riti e le festività popolari conservano una grande importanza sociale e culturale, tramandata di generazione in generazione. In queste occasioni, una comunità riesce infatti ad esprimere al meglio la propria realtà, fornendo nel contempo anche una buona occasione per immergersi nelle tradizioni del posto o per pianificare nuovi itinerari alla scoperta di bellezze paesaggistiche, culinarie e storiche. Tra le ricorrenze più sentite vi sono ad esempio le feste in onore dei Santi Patroni.
Date e ricorrenze
Se si parla di festività campane non si può non nominare il 19 settembre, giorno in cui si festeggia San Gennaro, Santo Patrono di Napoli. Nell'omonimo Duomo sono conservate alcune sue reliquie, tra cui ossa e un’ampolla che si ritiene contenga il suo sangue. Questa giornata è indissolubilmente legata alla tradizione dello “scioglimento del sangue”, che, se si verifica, è considerato foriero di buona sorte. L’occasione richiama nel capoluogo campano centinaia di fedeli ogni anno, per quella che può essere considerato una delle principali giornate di culto per la popolazione partenopea e non solo.
L'altro centro nevralgico della tradizione partenopea è sicuramente il Natale, che ogni anno viene vissuto come una esperienza di aggregazione e socialità tra shopping, mercatini, passeggiate ed eventi di varia natura.
Altrettanto popolare è la Festa di Piedigrotta, che viene celebrata ogni 8 settembre nell’omonima zona di Napoli, precisamente nel quartiere di Chiaia. Questa festività, che affonda le proprie origini negli antichi baccanali pagani che già Petronio Arbitro descrive nel Satyricon, si strutturò in maniera più composta ed “ufficiale” tra il 1500 e il 1700, tanto da diventare una delle celebrazioni più amate dalla casata dei Borbone, con addobbi, luminarie, carri allegorici, parate, bancarelle e canzoni.
Anche il Carnevale è una festa molto sentita in Campania, una regione che può vantare una delle più iconiche maschere della Commedia dell’Arte: il perennemente affamato Pulcinella, a cui è dedicata la tradizione popolare della “Zeza”, replicata ogni anno in diversi comuni dell’Irpinia. In questa scenetta carnevalesca nata a metà del Seicento, viene infatti rappresentato il conflitto familiare tra Pulcinella, sua moglie Zeza e la figlia Vicenzella, innamorata di Don Nicola.
Un’altra suggestiva tradizione religiosa, che riunisce ogni anno centinaia di fedeli o anche solo di curiosi, è quella della Madonna dell’Arco. Nella giornata di Pasquetta, ovvero il lunedì in albis, una moltitudine di devoti alla Vergine Maria è solita sfilare verso il santuario ad Ella dedicato nel comune vesuviano di Sant’Anastasia. Durante la processione, alcuni di questi fedeli, detti “fujenti” o “battenti”, conservano il rituale di vestirsi di bianco e di ferirsi con l'ausilio di flagelli e formelle di sughero chiodate.