Dall'era degli Imperatori ad oggi: il luogo principe della cultura e dello spettacolo a Benevento
Annoverato tra i più importanti e meglio conservati edifici da spettacolo d'Italia, il Teatro Romano di Benevento rappresenta uno dei principali simboli del patrimonio archeologico Sannitico. Un luogo antico e maestoso, che ancora oggi, dopo quasi due millenni, conserva intatto il suo originale ruolo civico di cuore culturale della città.
Storia del Teatro
Sorto nella zona occidentale della città antica tra la fine del I e gli inizi del II secolo d.C., e quindi presumibilmente sotto l’imperatore Traiano, il Teatro Romano di Benevento fu inaugurato soltanto fra il 125 ed il 128 d.C. dall'imperatore Adriano.
Non è chiaro quando il monumento perse la sua funzione di struttura adibita agli spettacoli teatrali: le indagini archeologiche condotte negli ultimi anni hanno chiarito che il teatro rimase fuori dalla cinta muraria edificata nel IV secolo d.C., a testimonianza del restringimento del perimetro di Beneventum nella tarda antichità. Forse è a partire da questo periodo, e per tutto il medioevo, che il complesso monumentale è stato invaso da abitazioni private e spogliato degli elementi lapidei, riutilizzati in altre costruzioni.
La “parcellizzazione” e la presenza di case è documentata in dipinti e immagini del sette-ottocento e nelle cartografie di età moderna, in particolare nella pianta urbana del Mazarini del 1823, dove è documentato il riuso dell’edificio che continua a esistere in altre forme e funzioni.
Nel 1782, su committenza del Cardinale Francesco Maria Banditi (1706 – 1796), arcivescovo di Benevento, sugli antichi lamioni del Teatro, fu eretta la chiesa di Santa Maria della Verità. La “riscoperta” del teatro inizia a fine Ottocento (1890) a opera dell’architetto Almerico Meomartini (1850 – 1923), che effettua a proprie spese i primi lavori di scavo.
La ricostruzione post-bellica per la salvaguardia dei beni culturali della città rende l’area del teatro un vero e proprio deposito di statue, elementi lapidei ed epigrafi provenienti dagli edifici danneggiati. Negli anni '50, dopo significativi restauri, in particolar modo sulla cavea, il teatro viene restituito alla città e alla sua originaria funzione di luogo per spettacoli. Affidato alla Soprintendenza archeologica, viene riaperto alla pubblica fruizione il 26 giugno del 1957, e da allora ospita stagioni liriche e teatrali.
Patrimonio
Il monumento, la cui cavea misura circa 98 metri, è costruito in opera cementizia con paramenti in blocchi di pietra calcarea e mattoni; gradinate e frons scenae erano rivestiti in marmo, così come le aule, i due ampi ambienti che, attraverso corridoi (parodoi), immettevano nell’orchestra.
La cavea, a pianta semicircolare, presentava tre ordini: tuscanico, ionico e corinzio, di cui si conserva solo l’ordine inferiore, costituito da venticinque arcate su pilastri con semicolonne tuscaniche. Le arcate della cavea presentano come chiavi di volta rilievi configurati: busti maschili nell’ordine inferiore e probabilmente maschere negli ordini superiori. Alcune di queste maschere sono state reimpiegate in edifici del centro storico della città. La scena presentava, in corrispondenza di tre porte monumentali, delle nicchie semicircolari in cui erano alloggiate statue. Nella zona posteriore della scena sono ancora visibili le strutture di tre scalinate.